Giovani Produttori: La Ganghija di Enzo Rapalino
La domanda sorge spontanea: cosa significa La Ganghija? A risponderci è Enzo Rapalino, giovane titolare dell’omonima Cantina sulle colline di Treiso, nel cuore della Docg Barbaresco. «Si tratta di un termine piemontese che sta per cirro o viticcio, in pratica il ricciolino che la pianta della vite usa per aggrapparsi ai fili di ferro. Da piccolo aiutavo i miei genitori durante la vendemmia. Un giorno, avrò avuto sì e no 14 anni, ero tra le vigne con mia sorella e insieme fantasticavamo sul nome da dare alla mia futura azienda. Lei mi chiese se la parola ganghija mi piaceva; io ci pensai un secondo e me ne innamorai! Credo rappresenti perfettamente la mia filosofia produttiva. Il viticcio è un filo sottile, ma assai tenace, così come è forte il mio legame con il territorio».
Nel 2004 il passaggio da conferitori a produttori
Fondata nel 2004, La Ganghija ha alle spalle una famiglia dedita al vino da molte generazioni. «Già il mio bisnonno coltivava uve per poi conferirle. All’inizio degli anni Duemila io ho deciso di fare il grande salto, coronando il sogno di sempre: produrre vino e imbottigliarlo direttamente», prosegue Enzo, classe 1981 e un diploma alla prestigiosa scuola enologica di Alba. «A gestire il processo di vinificazione sono io, mentre mio fratello mi dà una mano in campagna. Dai 6-7 ettaridi di proprietà ricaviamo circa 30 mila bottiglie».
Barbaresco superstar
Il top di gamma è ovviamente il Barbaresco, giocato sull’eleganza e sulla complessità. «Di recente la vendemmia 2012 si è aggiudicata 92 punti da parte della rivista Wine Enthusiast». Con l’annata 2015 uscirà anche il cru Giacosa, una preziosa selezione di Barbaresco di sole 2 mila bottiglie. In gamma ci sono anche Barbera d’Alba Superiore, Dolcetto d’Alba, Moscato, Chardonnay e Nebbiolo delle Langhe. «Le vigne arrivano fino a 45 anni, con grandi apparati radicali che conferiscono ricchezza e complessità alle nostre etichette».
L’approccio green e l’adesione a Langa Style
Pesticidi e prodotti chimici sono ridotti al minimo. «Lo facciamo in primo luogo per noi, che passiamo molto tempo tra i filari, ma anche per il consumatore, con cui cerchiamo di usare la massima trasparenza. Forse anche perché ho un figlio piccolo, mi sento molto vicino al tema della salvaguardia ambientale». Tra i progetti di Renzo Rapalino c’è anche l’associazione Langa Style,che ha fondato nel 2007 con altri quattro produttori locali, tutti nati nel 1981, ex studenti di Alba e winemaker indipendenti. «Siamo convinti che per promuovere al meglio i vini del nostro territorio sia molto importante essere uniti, come colleghi e non come rivali. Insieme partecipiamo ad eventi e degustazioni sia in Italia che all’estero, proponendo in primo luogo le Langhe, di cui siamo profondamente orgogliosi».